January 11, 2024
Vi siete mai soffermati su quanto lo sviluppo della tecnologia abbia cambiato completamente la nostra vita e le nostre abitudini? Quante nuove possibilità, vantaggi, lavori e sfide con con cui misurarsi sono state introdotte dall’innovazione tecnologica?
Il mondo di oggi è ultra tecnologico, ricco di dispositivi sempre più intelligenti, capaci di semplificare e fare in modo che la vita umana sia più comoda. Ma la promessa di comfort e benessere getta un riscontro negativo sull’ambiente che non possiamo non sottovalutare. Se vi parlassimo di inquinamento tecnologico? Vi siete mai chiesti quanti e quali effetti negativi la tecnologia ha sull’ambiente?
Non è una novità che l’uomo, per sua natura, interagisca con l’ambiente che lo circonda per utilizzare a proprio beneficio le risorse che il pianeta gli offre, allo scopo di migliorare le proprie condizioni di vita. Questo fenomeno, per molti secoli, ha provocato un impatto sull’ecosistema potremmo dire modesto, fino a quando l’avvento della rivoluzione industriale non ha determinato l’affermazione di nuove tecnologie, con conseguenza la trasformazione delle strutture sociali e produttive.
Ecco che tecnologia e ambiente si incontrano, ma in un matrimonio senza lieto fine. L’aumento di anidride carbonica nell’aria e la dispersione negli oceani e nei mari di elevatissime quantità di plastica hanno provocato un cambiamento climatico e ambientale sul nostro pianeta. Per questo motivo, la preoccupazione dell’opinione pubblica verso i rischi causati dal cambiamento climatico è aumentata notevolmente e la domanda sulla bocca di tutti è diventata questa: come fare per cambiare direzione e salvare l’ambiente?
L’inquinamento è un’alterazione dell’ambiente, dovuta all’introduzione di sostanze inquinanti, rifiuti ed energie nelle sue forme più varie (radiazioni, calore, vibrazioni meccaniche). L’inquinamento è un problema di natura ambientale, che ci riguarda tutti a livello globale. È un pericolo per la natura, che diventa così contaminata dalle sostanze inquinanti che alterano il suolo, l’acqua e l’aria, mettendo a rischio la salute del nostro pianeta.
Sono tanti i tipi di inquinamento classificabili: si pensi, ad esempio, all’inquinamento acustico, dovuto all’introduzione nell’ambiente di suoni caratterizzati da una quantità di decibel decisamente superiore a quella che le forme di vita che abitano l’ambiente sono capaci di sopportare.
Tra le problematiche attualmente più importanti troviamo l’inquinamento atmosferico, provocato dalla diffusione nell’atmosfera di gas e polveri sottili. Quali sono le fonti? Le attività industriali, naturalmente, insieme alle fabbriche, gli impianti di riscaldamento e quelli per la produzione di energia, senza dimenticare il traffico.
L’inquinamento marino mette a repentaglio la salute dei nostri mari. Le fonti inquinanti in questione sono gli scarichi industriali e urbani, in alcuni casi contenenti anche sostanze non degradabili, come sostanze radioattive e metalli pesanti che avvelenano l’acqua causando la morte dei pesci.
Ma parliamo di inquinamento tecnologico. Che cos’è? Quali sono le cause?
È più semplice immaginare l’inquinamento come un fenomeno determinato dalle prime due rivoluzioni industriali, ma è la terza la realtà più vicina a noi, quella che ha visto l’avvento dell’informatica e l’introduzione delle tecnologie digitali.
Meno facile da riconoscere ma comunque presente, l’utilizzo della tecnologia digitale comporta un impatto ambientale da non lasciare per nulla indifferenti. Basti pensare allo smaltimento degli apparecchi elettronici, un processo profondamente tossico che prevede fasi molto lunghe.
Ma anche il semplice navigare in rete costituisce una nascosta e silenziosa forma di inquinamento tecnologico. Per capirci meglio, tutto quello che consideriamo esistere in formato digitale ha, nella realtà, un corrispettivo fisico: server e data center. Questi sono luoghi in cui i dati che troviamo e consultiamo in rete vengono raccolti e conservati, strutture che per garantire l’efficienza consumano elevatissime quantità di energia, producendo emissioni e calore.
L’impatto ambientale persiste persino quando la tecnologia raggiunge il consumatore: ogni qualvolta l’utente ascolta una canzone, guarda un video, naviga online, lo smartphone richiede l’accesso a questi magazzini di informazioni, che lavorano costantemente, consumando ininterrottamente energia.
La logica consumistica gioca un ruolo centrale. In quanto consumatori, veniamo costantemente bersagliati dalla pubblicità e dalle logiche di marketing che ci invogliano a cambiare continuamente i dispositivi tecnologici, per accaparrarci l’ultimo modello, nuovo e funzionale. Questo non fa altro che aumentare esponenzialmente la quantità di rifiuti prodotti.
Anche l’e-commerce causa danni all’ambiente, provocando una forma di inquinamento dovuta alle spedizioni e all’aumento di rifiuti in plastica provenienti dai cosiddetti packaging.
Ma guardiamo anche l’altra faccia della medaglia: la tecnologia può assumere un ruolo da protagonista nella tutela dell’ambiente che ci circonda. Non sono pochi gli esempi di strumenti tecnologici ideati, progettati e utilizzati per fare del bene al pianeta.
In questo senso, è bene distinguere tra tecnologia pesante, a elevato impatto ambientale, poiché provoca la diffusione nell’atmosfera di notevoli quantità di sostanze inquinanti, e tecnologia soffice. Questa determina un minore impatto ambientale, basti pensare agli strumenti che sfruttano risorse rinnovabili.
Gli impianti solari fotovoltaici producono energia elettrica utilizzando la radiazione solare, lo stesso vale per gli impianti termici che soddisfano il bisogno di acqua calda, così come per quelli geotermici per la produzione del calore.
La sfida è quella di realizzare nuovi supporti orientati al risparmio energetico. L’obiettivo? Ridurre l’inquinamento tecnologico.
Noi, nel nostro piccolo, possiamo contribuire a tali sforzi, prediligendo dispositivi a basso consumo di energia, optando per apparecchi ricondizionati e cambiando il nostro smartphone solo quando veramente necessario.