February 9, 2022

Smaltimento dei rifiuti sanitari: normativa e regole

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Smaltimento dei rifiuti sanitari tra normativa e regole

Facility management è cura del dettaglio e sostegno al core business. A valle dell’attività aziendale, è lecito aspettarsi una produzione di materie di scarto da dover gestire, trattare: in quest’ottica, la gestione dei rifiuti nel campo sanitario ha un ruolo cardine nella definizione di una pratica aziendale corretta, che rispetti le stringenti normative in merito e riduca il più possibile l’impatto del suo output sull’ambiente esterno ai confini aziendali.

Lo smaltimento dei rifiuti sanitari richiede profonda conoscenza della legislazione in merito, delle buone pratiche per la sua applicazione ed esperienza per ricercare l’ottimo tra un corretto smaltimento e un suo ridotto impatto sui costi aziendali.

Vediamo cosa si intende per rifiuto sanitario, quali sono le normative in merito e quali siano le migliori strategie per la gestione dello smaltimento

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Rifiuti ospedalieri: quali sono e come si smaltiscono

Per capire come gestirlo, è necessario avere una precisa definizione di rifiuto sanitario. Per rifiuti sanitari si intende l’insieme degli scarti prodotti da qualsivoglia ente, pubblico o privato, che svolga attività medica e veterinaria, indipendentemente dai fini della stessa. Ne fanno parte, quindi, le attività di cura, di riabilitazione e di ricerca, di prevenzione, di diagnosi.

Come è facile immaginare, la definizione di rifiuto sanitario tiene al suo interno un ampio spettro di possibili tipologie di scarti, di diverso ordine di pericolosità, infettività e dimensione, che richiedono una conoscenza e un’esperienza nel settore particolarmente variegata ed accurata.

I rifiuti ospedalieri hanno al loro interno una larga parte delle categorie di rifiuti sanitari, per questo la loro gestione non può essere affrontata in maniera sommaria e superficiale:

da un lato, trattare i rifiuti ospedalieri senza valutarne l’indice di rischio in termini di infettività e pericolosità ambientale può condurre al minimo a conseguenze civili se non penali, senza dimenticare il possibile danno inflitto alla collettività; dall’altro, trattare l’insieme degli scarti ospedalieri allo stesso modo, fosse anche considerando il massimo della pericolosità possibile, comporterebbe forti inefficienze nel sistema di smaltimento e costi ingiustificati su  parte dei rifiuti che, per loro natura, possono richiedere trattamenti meno stringenti.

Normativa rifiuti sanitari: categorie e regole

I rifiuti sanitari sono divisi pe rlegge (DPR254/03) in varie categorie, tra le quali troviamo:

● rifiuti sanitari non pericolosi;

● rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani;

● rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo;

● rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo;

● rifiuti speciali, prodotti al di fuori delle strutture sanitarie, paragonati per indice di rischio ai rifiuti pericolosi a rischio infettivo;

● rifiuti sanitari che richiedono particolari sistemi di smaltimento.

Ad ogni tipo di rifiuto viene assegnato un codice CER, al quale corrisponde una precisa routine di smaltimento, ma anche una serie più o meno stringente di controlli a cui l’ente responsabile dello smaltimento viene sottoposto in base alla pericolosità/infettività del rifiuto in questione.

Tenere sotto controllo normative stringenti e gestione efficiente può risultare particolarmente complicato se non si può far conto su expertise e competenza in materia: c’è bisogno di una struttura di management della catena del rifiuto collaudata, che sappia rimanere dentro i vincoli della normativa e, al contempo, garantire la miglior soluzione possibile in termini di costi e funzionalità aziendale.

Gestione rifiuti sanitari

La gestione dei rifiuti deve prima di tutto essere riferibile ad un responsabile, ad un interlocutore unico a cui fare capo per avere soluzioni efficaci sullo smaltimento: il Facility Manager è in questo la figura più adatta.

Definiti i ruoli, è necessario affrontare una fase di analisi, di audit a valle del processo aziendale che definisca:

le tipologie di rifiuti prodotti;

● il volume di rifiuti per ogni tipologia;

● la continuità/periodicità della produzione di ogni tipologia di rifiuto;

● eventuali sistemi di storage dei rifiuti e loro capacità di contenimento.

Quest’analisi deve fornire un quadro dettagliato della necessità di smaltimento del processo e non può prescindere da una precisa campagna di acquisizione dati.

I risultati dell’audit permettono di chiarire la problematica dello smaltimento, ma senza conoscenza delle normative e competenza sulle buone pratiche non è possibile conseguire un risultato soddisfacente dalla gestione dei rifiuti. In particolare, è fondamentale conoscere:

i vari sistemi di packaging, con i relativi costi e capacità di contenimento del rischio, per poterli associare alla tipologia di rifiuto individuata;

i servizi esterni disponibili per lo smaltimento e relative richieste in termini di presentazione del rifiuto;

adempimenti da completare in termini di formazione del personale riguardato dallo smaltimento dei rifiuti per prevenire eventuali pratiche rischiose per il personale stesso o l’ambiente.

Conoscenza del rifiuto, conoscenza delle normative, expertise nello smaltimento: questi sono i tre punti cardinali di un’ottima gestione del sistema di smaltimento, che punta alla tutela di salute e ambiente senza rinunciare alla ricerca del saving economico e della riduzione dell’impatto del sistema di smaltimento sulla produttività aziendale.

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